Domenica mattina, periodo di pandemia, i pensieri fanno zapping peggio che sullo schermo TV. Uno su tutti.
Chi si ammala di cancro è uno sfigato.
Quando si riceve una diagnosi di cancro ci si ritrova a essere quella che ha il male del secolo o quella che ha una cosa brutta. E come per magia, ci si trasforma. Sei tosta, invincibile, guerriera.
Quando se ne parla, spesso lo si fa per cliché.
«Dai che sei una roccia, che ce la fai con le tue forze. Ma sai che stai proprio bene. Se non lo sapessi, non lo direi che hai un brutto male».
In pubblico, quando ci si riferisce al cancro c’è una sorta di decalogo, di regole non scritte da dover seguire: bandire termini troppo strong, esprimersi con leggerezza, sorridere a fior di labbra, non troppo altrimenti si passa per svalvolate. E sono gradite compostezza e pacata serenità.
Se sei un ammalato di cancro, bambini o Very Important People a parte, sei e rimarrai confinato in una sorta di ghetto. Tu e chi ti sta davvero accanto.
Se sei uno che ha contratto il cancro, per gli altri ce l’avrai a vita. (Anche se è pur vero che chi ce l’ha lo percepisce come fosse un bulbo in letargo).
Se ti hanno detto che hai il cancro, non sai mai cosa rispondere per davvero.
«Ciao carissima, come stai? Bene vedo! Starai di certo proseguendo con le tue cure miracolose».
Che poi dico, miracoli a parte, aspetta almeno la risposta, tu che manco sai che dopo tot anni, per le linee guida, frutto di menti esperte che spesso la malattia l’hanno vista ma mai subita, sei solo un costo da inserire a bilancio. E capiresti come ci si sente a non eseguire manco un controllo dell’emocromo, da oltre un anno.
E che dire dei marcatori tumorali, che te li puoi proprio scordare da quando studi recenti hanno sovvertito gli studi di un tempo, che a volte ti sorge spontanea una domanda.
«Ma stavolta, c’avranno preso davvero?»

E che dire delle cure a te riservate, che trascorsi cinque anni, poco importa se soffri di una, due o più patologie tumorali, si riassumeranno in una sola parola.
V i g i l a n z a.
Cioè, sei tu che devi vigilare su te stesso, che devi prestare attenzione ai sintomi.
Ma non troppo, per non apparire una che soffre dello stigma per essersi ammalata o che vive nell’ombra della propria malattia.
Ma dico io, se a quel tempo le opinioni degli stessi medici che ad oggi prescrivono vigilanza erano contrapposte, adesso come adesso, a cosa mi posso riferire?
Certo che a essere una che ha avuto il cancro, ci si sente fortunati perché può capitare di affrontare la malattia senza che ci sia nemmeno una cura che te ne liberi per davvero.
E se sei doppiamente fortunato, se rientri nella percentuale dei lungo viventi, di quanti per quel tipo di cancro non si può parlare di guarigione ma di remissione, diventa quasi normale, a giorni alterni, percepirsi come se stessi camminando su uova di gallina o pennuti vari, ché la malattia è lì, e come ti rilassi potrebbe anche ritornare. Più forte e invasiva di prima.
Certo che in questi giorni di pandemia in cui il Covid-19 si porta via anche il tentativo di sdoganare la parola cancro, ci si sente fortunati. Davvero.
Oggi, complice Rai 1 ma non solo, Iva Zanicchi, Alessandro Cattelan, Carlo Conti, Federica Pellegrini, Valentino Rossi, Flavio Briatore, Silvio Berlusconi, Cristiano Ronaldo, Zlatan Ibrahimovic e mi fermo qua, pensavo che se il Covid se lo prende la gente comune si è untori sconsiderati, persone votate allo spritz, allo struscio e a baldorie varie, ma nel caso dei VIP sono cose che capitano, ché loro sono stati molto attenti. E vuoi mettere la solidarietà che gli arriva da Premier, Governatori e colleghi vari?
E poi ancora, pensavo che chi ha il cancro, in questi giorni, settimane, mesi, deve sentirsi proprio felice.
Più che felice.
Tanto felice.
Felice all’ennesima potenza.
Di norma, se hai il cancro nessuno ti vede.
Se muori di cancro è perché hai una brutta malattia.
Se muori di Covid è perché hai malattie pregresse.
Eppure, per contrastare il Corona Virus si rallentano prese in carico e cure per chi ha la malattia del secolo. Per chi con questo brutto male moriva tanto prima, e ancora di più adesso.
Quindi, stop a cure per ‘cose sopportabili’. Sopportabili.
Che poi sono tutte conseguenze che manco se ne è parlato mai, poiché chi ha il cancro, o muore sereno o guarisce felice.
Ma, hai mai provato la felicità per gli effetti collaterali di anni di chemio e di radio?
Suvvia! Sono solo cosucce per curare quella malattia che a fatica si riesce a pronunciare. Per quel brutto male per cui si diventa guerrieri, tipi tosti, persone a cui ‘il Signore dispensa le cose brutte solo a chi le sa sopportare’.
Ma sì dai, parlo di quella cosa brutta brutta, che ce l’hanno solo i bambini o i Very Important People. Ma che non esiste manco più, perché la pandemia ha inghiottito tutto, anche il diritto di essere curati, subito e senza rallentamenti, per il cancro.
Concludendo, proprio stamattina mi sono ritrovata a pensare, MAVAFFANCULO, va’.
E ancora, penso che se un decimo di energie, tempo e risorse dedicate a questa pandemia, fossero investite per studi su cancro, tumori, patologie tumorali, forse, forse… ma forse è utile che non pensi troppo, perché non credo che la Società, le persone sarebbero disposte a tanto.