Ti racconto un libro di Sonia Florindi

Don Camillo
di Giovannino Guareschi
Narrativa moderna e contemporanea
Rizzoli Editore
Data di uscita: 19/10/2017
Con il freddo fuori e le restrizione anti Covid non rimane che leggere un buon libro al calduccio della nostra casa addobbata per le feste. Prepariamoci una buona tazza di tè e biscotti, copriamoci con il plaid preferito ed eccoci pronti per un po’ di coccole dell’anima.
Oggi vi consiglio un classico, “I romanzi di don Camillo” ottimo in tutte le stagioni della vita. Sì proprio quello dei film con Fernandel e Gino Cervi. Qui non facciamo recensioni, ma parliamo di libri. Trovo comunque doveroso ricordare che tutti i film della serie, sono tratti dai racconti di Giovannino Guareschi. Leggendoli, ho provato nostalgia per un’Italia che non ho mai conosciuto, quella del 1947, popolata da persone che non ho avuto la fortuna di incontrare, che -citando Guareschi- per glorificare Dio o il partito, avrebbero fatto di tutto tranne che dimenticare l’amicizia.
Don Camillo è ambientato nella Bassa Parmense dove scorre placido il fiume più bello del mondo, il Po.
Come immaginare oggi un parroco che educa a suon di schiaffoni l’insolenza del mascalzone di turno, o prende a pancate un gruppo di teste calde venute dalla città? Con la scusa di fare della politica, ma con l’intento di canzonare un povero prete di campagna.
E cosa ne sarebbe ai giorni nostri di un Sindaco, se si scoprisse essere l’ideatore di un atto villano come imbrattare di sterco la facciata della canonica appena imbiancata?
E se don Camillo avesse ripulito la parete e questa fosse di nuovo imbrattata?
E se si fosse appostato alla finestra con mezzo toscano tra i denti, imbracciando la doppietta, pronto ad acciuffare in flagrante lo sfrontato lazzarone? Cosa si direbbe oggi di un prete così?!
E del Sindaco? Sarebbe impensabile che proprio il Primo Cittadino fosse l’autore delle bastonate in piena notte, a un don Camillo che perde un intero paniere di uova. Sai che fior fiore di denuncia se accadesse in questi tempi? Invece, per Peppone, ogni cosa si è risolta con una sonora pedata nel sedere e l’assoluzione da tutti i peccati da parte di don Camillo, con il beneplacito del Cristo.

Trovo davvero divertente il rapporto di amicizia profonda e goliardica che unisce don Camillo e Peppone!
Trovo davvero divertente il rapporto di amicizia profonda e goliardica che unisce don Camillo e Peppone! Chi della serie di don Camillo ha visto solo i film, si sarà perso le sfumature possibili solo su carta stampata, come i dialoghi tra il crocifisso dell’altare maggiore e don Camillo, dialoghi bellissimi, commoventi ed esilaranti, in cui il Cristo è la coscienza di don Camillo e sappiamo essere la coscienza stessa di Guareschi.
Bene lo si evince nel racconto in cui Peppone, entrato in chiesa a deporre cinque grossi candelotti, come richiesta di grazia alla Madonna di salvargli il figlioletto affetto da una grave malattia, fa l’insolente nei confronti del buon Dio chiamandolo quello lì. E rivolgendosi alla Madonna come quella là. Don Camillo, mortificato, cerca di giustificarlo agli occhi del Cristo asserendo che non aveva usato quei termini.
«Figuratevi Gesù! Lo avrei cacciato a calci ma è un povero uomo a cui sta morendo il figlio e …,» ma direi di goderci questo passaggio del “Don Camillo”, che riporto a seguire.
Buona lettura a tutti.

DON CAMILLO
«Ve l’avevo detto?» gridò, sciorinando un pacco sulla balaustra. «Mi ha portato cinque candele da accendere anche a Voi! Cosa ne dite?»
«È molto bello tutto questo» rispose sorridendo il Cristo.
«Sono più piccolette delle altre» spiegò don Camillo, «ma in queste cose quello che conta è l’intenzione. E poi dovete tener presente che Peppone non è ricco e, con tutte le spese di medicine e dottori, si è inguaiato fino agli occhi».
«Tutto ciò è molto bello» ripeté il Cristo.
Presto le cinque candele furono accese e pareva che fossero cinquanta tanto splendevano. «Si direbbe persino che mandino più luce delle altre» osservò don Camillo.
E veramente mandavano molta più luce delle altre perché erano cinque candele che don Camillo era corso a comprare in paese facendo venir giù dal letto il droghiere e dando soltanto un acconto perché don Camillo era povero in canna. E tutto questo il Cristo lo sapeva benissimo e non disse niente, ma una lacrima scivolò giù dai suoi occhi e rigò di un filo d’argento il legno nero della croce. E questo voleva dire che il bambino di Peppone era salvo.
E così fu.

Sonia Florindi
Mi chiamo Sonia e amo leggere.
Vivo alle porte di Treviso con la mia famiglia.
Sono logopedista e dipingo icone. Mi piace il mare in tutte le stagioni