Ti racconto un film

Titolo originale: El cuaderno de Tomy
Tratto da El cuaderno de Nippur, libro autobiografico di María Vázquez
Regia: Carlos Sorin
Film originale Netflix | pampafilms 2020 | VM14 | 1h 23 minuti
Genere: Drammatico – Basato su una storia vera
Caratteristiche: Profondo, Motivante, Emozionante, Ottimista
Scena I – Parco giochi, una giovane donna rincorre suo figlio, se lo coccola, lo dondola sull’altalena. In sottofondo altri bambini giocano.
Scena II – Mani che accarezzano un quaderno, le pagine sono vuote. E Marie inizia a raccontare.
«Questa è la storia del mio ultimo e più grande desiderio, un sogno da condividere con mio figlio. Perciò questo quaderno».
Questo libro che
mamma Marie ha scritto
è per il piccolo Tomy.

Perché scopra l’importanza di essere se stessi. E perché conosca la sua storia. Spero di riuscire a finirlo”.
La scena va a nero, la sirena di un’ambulanza basta e avanza. Un uomo tiene per mano una donna, è in barella, è Marie, un foulard le fa da turbante. Con l’apertura delle porte dell’ospedale si entra dritti nella storia.
«Ehi, Fede, non voglio restare qui eh…».
«Se l’assicurazione non ti trova un posto, dovranno darti una singola qua».
«Va bene, ma chiamali subito, dai loro il tormento, dopo sei mesi di terapia non possono non darmi un letto».
«Li chiamerò finché non ti troveranno un posto!»
«Ma, devi dargli il tormento».
«Certo, contaci».
«Ma, devi dargli il tormento».
«Hai parlato con Tomy?»
«Si stava vestendo, ho detto a tuo padre che lo passo a prendere».
«E coi medici hai parlato?»
«Sì».
«E?»
«Mi hanno detto che ti daranno il lattolosio, lattilosio… non so, qualcosa per l’ostruzione intestinale».
«E quindi devo restare qui!?»
«Finché non ti farà effetto, sì».
«Dai Fede, non sono un’idiota! Non sono un’idiota, mi hanno tolto le ovaie, non il cervello. Dai, non mi terranno ricoverata qui per farmi cagare?! Allora?»
Cambia la scena, la voce narrante è sempre di Marie.
La frase “dobbiamo parlare”, precede sempre qualcosa di terribile, ma mai come questa volta. Già sapevo, due giorni dopo l’intervento in cui mi sono stati tolti l’utero, le ovaie e molte altre cose per analizzarle, che qualcosa andava molto, molto male. Ma neanche il chirurgo ha osato dirmelo chiaramente.
Tutto si percepisce più forte e vivido quando si sta morendo, puoi sentire, assaporare, amare, e al contempo quell’intensità è insostenibile, e un corpo malato non può reggerlo. Quindi devi cercare vie di fuga: divertimenti, distrazioni, e qui entrano in gioco i social media, o meglio Twitter dove, dove puoi sfogarti e discutere, per ore, se tamponi o assorbenti sì, ma anche per dire che ti succede.
Avere il cancro è come avere l’influenza, niente di imbarazzante, è solo che è mille volte peggio, e non raccontarlo è schierarsi con coloro che twittano un lungo e doloroso calvario. Appena l’ho raccontato ho ricevuto molti messaggi d’affetto da persone che non conosco. Ora, senza offendere nessuno, vi dirò la frase che detesto sentire.
“Andrà tutto bene”. Tutto bene un cazzo! Dire a un malato di cancro che andrà tutto bene, è come dire a chi sta per attraversare il deserto, che lì, lontano, alla fine c’è un’oasi”.
Sin dalle prime battute, si intuisce che tutti gli altri attori non saranno che comparse.
Marie, raccontando la sua storia di malata di cancro, mostra l’essenziale.
“Sono una giovane donna, sono mamma, ho il cancro, so che morirò”.
Marie si prefigge di continuare a vivere finché il dolore, i farmaci, non avranno la meglio sulla sua lucidità. Parla in modo schietto dei propri bisogni, appare rude, ma il linguaggio è di chi non ha più tempo. I suoi amici più cari si stringono a lei fino al giorno dell’addio.
Fede, suo marito, che di notte dorme su di un materasso a terra, la aiuta tutto il tempo, tempo che lei sfrutterà per scrivere le pagine del Quaderno di Tomy, in cui appunta ogni giorno le sue sensazioni.
Perché Tomy deve capire che nulla è eterno, né l’amore, né le foglie. Né la sua mamma.
Da “Il Quaderno di Tomy”.
Ama, leggi, osserva, ascolta, suona, disegna, studia, lavora, viaggia, consuma con moderazione, realizzati, parti, ascolta il tuo papà, ribellati, obbedisci, mangia, mettiti il giubbotto.
Beh, fai come ti pare e piace
E pensami ogni tanto…”
Niente dura per sempre Tomy, né il gelato, né i film, né le cose belle, né le cose brutte, né le foglie degli alberi.
E nemmeno mamma.
Ma io sarò nel tuo ❤️, qui, finché anche tu non ci sarai più se non nei cuori degli altri.
E così niente muore, mai, e qualcosa rimane. Sempre.




Questo film dal linguaggio diretto, spara in faccia l’argomento cancro. Lo fa come solo una donna sa fare, da amica, moglie e madre. Pochi giri di parole, perché è così se vuoi starle accanto. Ed è così che dovrebbe essere. Mi è piaciuto perché è vero. Mi è piaciuto perché mi ci sono rivista. A guardarlo ci sentiamo un po’ tutte Marie.
Ci siamo ammalate assieme, Marie ed io. Entrambe, seppure in modo diverso, usavamo i social come forma di evasione. Anche lei si è rifiutata di indossare una parrucca, fino alle ultime fasi della malattia. Ho provato gelosia mista a stima, verso le comparse del film. Marito e amici nella realtà.
Quando si incontra la malattia neoplastica, è difficile restare se stessi. Ma più ancora lo è per chi ti è accanto. Essere se stessi con Marie, donna vitale, spensierata, felice, ironica, e restarlo quando sei sempre Marie, ma ammalata terminale di cancro.
Nel 2014 María Vázquez -la Marie del film- argentina di Buenos Aires, ha quarant’anni, e scopre di essere affetta da un cancro ovarico aggressivo. Ad aprile del 2015, su Twitter scrive uno dei suoi ultimi post.
La situazione è peggiorata, ora non c’è molto altro da fare se non aspettare. Si tratta di giorni.
María Vázquez muore il 21 aprile 2015. Lascia il marito Sebastián, e il figlio Nippur.
Qualche mese più tardi, il quaderno che ha scritto arriva alla pubblicazione, diventando un successo editoriale. A novembre 2020 il film, seppure romanzato, racconta intatta la sua storia.

Titolo originale: El cuaderno de Tomy
Tratto da El cuaderno de Nippur, libro autobiografico di María Vázquez
Regia: Carlos Sorin
Film originale Netflix | pampafilms 2020 | VM14 | 1h 23 minuti
Genere: Drammatico – Basato su una storia vera
Caratteristiche: Profondo, Motivante, Emozionante, Ottimista
Accidenti, un pugno nello stomaco, mi si è fermato il respiro, sono in apnea solo con la “recensione” se lo guarderò so che mi sentirò lacerata.
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Ma no dai, Ho riflettuto sulle caratteristiche, viene descritto come Profondo, Motivante, Emozionante, Ottimista. E così l’ho vissuto. Forse dipende dalle esperienze fatte sul cancro. Ho riflettuto su quel “Ottimista”, forse non riferito al film stesso, ma alla malattia, a come ci si sono relazionati gli altri, gli estranei con lei. O forse ancora, ottimista si riferisce alla scelta di Marie che… no spoiler, non ti resta che vederlo. Mi dirai, ma non l’ho vissuto in modo così crudo.
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