Pomodoro Pesto Pasta
Può una persona profumare di pasta al pesto e pomodorini?
Mary, infermiera responsabile di reparto, bellezza standard, capelli lisci, voce squillante, a tratti quasi cinguettio, occhi marroni profondi, scrigni di vissuto in ambito sanitario. Mary, dolcemente rigida ma profonda nella sua vivacità.
Con lei la serata gnocchi, organizzata in fase luna piena o meno, a definirla satira tragicomica è dire poco. Lei, capace di far ridere e pensare raccontando di pazienti e di utenti di pronto soccorso, che con le verdure riescono a fare cose tanto variegate quanto inenarrabili, senza valicare quella sottile, indefinita linea tra racconto divertente e giudizio.
Le lacrime a rigare le guance, me le ricordo bene. A passarci la lingua sapevano di ingenua felicità.

Come un bambino che corre incontro al mare.
Che puccia le dita nella crema al mascarpone per il tiramisù.
Che lecca il mestolo di legno intriso di marmellata di fragole ancora calda.
A cucinare la pasta al pesto e pomodorini, ricetta scambiata al volo una mattina di settembre, quando le verdure raccolte nell’orto emanano l’aroma d’estate oramai sul finire, mi rimanda forte il ricordo di lei.
«Cosa prepari Mary per cena?»
«Pasta pesto e pomodorini, una richiesta di amici. Poi grigliata di carne, formaggio e polenta. Stasera a casa facciamo festa».
Ho conosciuto Mary qualche anno addietro. Con lei il turno in reparto era leggerezza pura. Poter contare su una persona sicura ti fa sentire al sicuro.
Come da piccini, quando si attraversava la strada con mamma che ti proteggeva tenendoti per mano.
O quando la paura dei mostri che vivono sotto al letto non ti faceva addormentare, ma la buonanotte sussurrata e il bacio in fronte non sarebbero stati che preamboli dei sogni. D’oro.
Mary, una persona buona, e alla buona. Ma di pomodorini per la pasta al pesto manco l’inviato di Linea Verde ne sa di più.
«Ci vogliono i pachino, meglio se appena raccolti. E il pesto deve risultare cremoso. E liscio. Hai presente una carezza?»
Anche i suoi occhi me li ricordo bene.
Ma a poco valgono i ricordi se le persone non le conosci nel profondo.
Se le perdiamo all’improvviso percepisci un dolore dentro che affonda, come non ci fosse fine. E il vuoto diviene impossibile da colmare.
Scoprire che se n’era andata in silenzio una notte di giugno, ha sovvertito tutto.
Un po’ come adesso che un virus maledetto si è insinuato nelle nostre vite, capovolgendo abitudini, costringendoci a ricodificare l’aria che respiriamo. Le mani che tocchiamo. Gli abbracci.
Sapere che aveva smesso di essere per la solita maledetta patologia, ha intensificato pensieri e modi di vivere, che ancora prima di esperienze condivise, erano già mie.
Un tramonto regalato, la ricerca dell’empatia, il respiro, la condivisione.
Eppure, accarezzo il pensiero che se Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e nello spazio e nel tempo d’un sogno è raccolta la nostra breve vita, posso ricercare le persone, posso ritrovare Mary, in una risata. Fragorosa. Nelle stanze, nei corridoi. Seduta tra Barbara e Marra, al ristorante, per la serata gnocchi. In un piatto di pasta.
La pasta al pesto per me è un rito. Poche cose valgono al suo pari.
Una doccia dopo mesi che mi lavavo a pezzetti.
Ritornare a nuotare nell’acqua del mare.
Wow… semplicemente ma intensamente wow
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Ciao Silvia, che non so se sei la Silvia Veneta o la Silvia Toscana… 🙂 Qualche errore c’è ancora nel racconto (ripetizioni e grammatica, uffa) ma rileggerlo emoziona anche me. Scritto più di un anno fa, rimesso a posto, ricorretto, adesso lo sistemo ancora. Evvai di piallature! 💛
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