Dal blog Scrivere per stare bene
Intervista a Maria Cristina Benetti | a cura di Silvia Schiavo
Ci eravamo lasciati nel vecchio sito con interviste a scrittori le cui opere ci hanno fatto meglio comprendere il valore terapeutico della scrittura nell’infanzia e nell’adolescenza. Nel nuovo “Scrivere per stare bene”, oltre a descrivere esperienze tramite cui la scrittura è fonte di socializzazione, ho intenzione di presentarvi varie persone che scrivendo hanno veramente curato l’anima, iniziando così un viaggio nella scrittura in età adulta. Per inaugurare questo spazio son felicissima di potervi parlare di Maria Cristina Benetti.
Ho incrociato Maria Cristina sul web, da partecipanti allo stesso concorso letterario: apprezzamenti reciproci ai rispettivi racconti per iniziare poi a seguirsi sui social. In particolare avevo intercettato in lei un sentimento verso la scrittura molto vicino al mio, ne ho avuto conferma poi sfogliando il suo primo libro “Allora mi prenderò un cappello” – Piazza Editore 2016.

Nella prefazione campeggia in grassetto un’importante parola: “Consapevolezza”, valore che l’autrice ha dovuto cercare e trovare per affrontare un sentiero tortuoso e impervio, quello della malattia oncologica.
In quel periodo della tua vita, Cristina, hai incontrato lungo la strada la Fondazione Altre Parole Onlus, ci racconti come è avvenuta la vostra conoscenza?
L’incontro con Fondazione Altre Parole è avvenuto senza quasi rendermene conto. Avevo bisogno di ascolto, nel suo significato più puro ( https://fondazionealtreparole.it )
Affrontare più patologie, che siano esse oncologiche o meno, richiede la vicinanza delle persone, che, ahimè, a me è mancata.
Mi piace pensare di avere conosciuto non una Onlus, ma uomini e donne che vi respirano dentro, che del loro mestiere ne hanno fatto un senso di vita, per gli altri, grazie a strategie semplici, studiate per le persone.
La mia preferita, “Sala d’Attesa Interattiva”, premiata a Berlino al Convegno Internazionale dell’Oncologia. E ancora a CIPOMO Torino, Premio CONTACI 2018. Univa l’Arte-Terapia, l’Angolo dell’Origami, Il lunedì con l’Autore. E anche la Scrittura Creativa, come cura di sé. Purtroppo il Covid-19 ha inghiottito tutto.
È durante i laboratori di scrittura che ho iniziato a ricordare che da ragazzina mi piaceva scrivere. Da tempo immane non andavo oltre la lista della spesa. Poi è stato come se le acque impetuose di un fiume mi travolgessero. E a mia volta, ho travolto tutti. Ma anche coinvolto, perché quando ricevi del bene, si dovrebbe renderne non altrettanto, ma di più.
Dal blog Scrivere per stare bene
Riporto una tua splendida frase “Alla fine di Febbraio ho iniziato a scrivere dei racconti. Mai avrei pensato che sarebbero diventati un libro. Erano dei fogli, solo dei fogli. Poi unendoli sono diventati una storia, o meglio, tanti piccoli dettagli di una storia. Mi chiedo se me ne pentirò, in fin dei conti questo non è un libro, ma un percorso di cura”. Veramente qui emerge la necessità di scrivere per stare bene! Mi viene da chiederti: la cura del corpo ha coinciso con la cura dell’anima, o per la seconda ci sono voluti tempi diversi?
Le cure di corpo e anima sono iniziate in tempi differenti, si sono poi incrociate, affiancate, fino a che la seconda, la cura dell’anima, ha surclassato l’altra.
Non mi recavo in ospedale a fare chemioterapia, ma a dipingere, o ad ascoltare uno scrittore vero che raccontava dei suoi viaggi per mare e di incontri. Al mio fianco, un trespolo con delle sacche. Ma il mio io andava verso le parole scritte, e l’arte che è insita in ognuno di noi.
Attenzione. L’aiuto di un buon terapeuta, coglierne l’empatia, è stata la formula essenziale per lasciare parte del mio dolore. Sono stata spronata a osare, a separarmi dai ricordi brutti e a riprendere in mano la mia nuova quotidianità. E quando le parole mi uscivano a fatica, sono stata sospinta a scriverle.
Sarò sempre grata a chi penso tra le persone più care di questa mia seconda vita. Una sorta di “pacca sulla spalla” che ognuno di noi dovrebbe avere almeno una volta nella propria esistenza.
A una delle pareti del mio piccolo open-space, sei acquerelli mi ricordano che ho vissuto tempi difficili. Ma che ce l’ho fatta, perché con colori, parole scritte e ascolto ho scacciato quei mostri che non mi facevano dormire la notte, che scuotevano il mio corpo con quelle che chiamavo scosse, ma che altro non erano che incubi, incessanti. Notte dopo notte, dopo notte.
Adesso sono quasi scomparse, ritornano ogni tanto, nei periodi di stress, inaspettate. Ma sono brevi, quasi impercettibili. Anche se mi riportano sempre a quel punto della vita in cui tutto è cambiato. Forse è per, o grazie a questo, che continuo a “curarmi” anche con la scrittura.
Dal blog Scrivere per stare bene
Nel gennaio 2021 è uscito il tuo secondo libro” Ricordati di dimenticare”, pubblicato da Brenta Piave Edizioni in quanto vincitore del premio “Andrea Bizzotto” 2019. Come già ti ho detto, dopo aver letto questa seconda opera ho trovato che il tuo sguardo si fosse allargato, per cui non più Maria Cristina e la malattia, ma Maria Cristina, la malattia e “Maria Cristina in mezzo alla gente”. Quanto scrivere delle persone incontrate lungo il tuo cammino ti ha aiutato a riconoscerle, ma soprattutto a riconoscerti, guardandoti con i loro occhi e aumentando la consapevolezza di cui parlavo all’inizio?
“Maria Cristina in mezzo alla gente” mi piace moltissimo. Allora ci sono riuscita.
Con questo libro, oltre a concentrarmi sulle emozioni da trasmettere, mi ero prefissa di andare avanti, seppure a piccoli passi. Nella vita come nella scrittura.
Sai Silvia, davvero non so se si tratti di riconoscermi. Per i più è così, è vero. Di mio ho voluto staccarmene scegliendo, come quando di un grappolo d’uva si piluccano solo alcuni acini.
Ero molto selettiva prima della malattia, lo sono anche adesso, anzi. Molto di più. Non tutte le nuove persone che ho conosciuto in questa dimensione incontrano il mio gusto. Mi sembra più che normale che sia così. Come non amo l’ostentazione di qualsivoglia malattia o altro. Se eri cafona prima, ritorni a esserlo. Se eri sciocca, sciocca rimani, anzi, lo diventi ancora di più. Come se certe esperienze potessero porre l’accento su come si è davvero dentro.
Credo che certi cammini sospingano a far emergere il proprio essere, che esce senza quei filtri imposti, a volte anche in modo non consapevole. Mi spiego.
Quando non sai, o ti metti in testa che non ce la farai, arrivi a pensare che tanto varrebbe osare, sparare quell’ultima cartuccia, tanto, cos’hai da perdere. Tanto vale buttarsi. Andare oltre i propri limiti, mettersi alla prova. E questo vale per tutto.
Per la camminata al lago di Brice che non sai se riuscirai a portare a termine, ma che insisti per provarci, fregandotene delle persone attorno che ti schermiscono con gli sguardi per il tuo incedere traballante.
La pedalata di quarantaquattro chilometri organizzata dall’incosciente di tuo marito, a freddo, senza alcun allenamento. E che soddisfazione ritrovarsi sotto la pioggia ed essere tu che insisti, per arrivare a destinazione.
Scendere a dodici metri nella piscina più profonda al mondo.
E scrivere un libro. Parlare di alcune persone e portarle con me. Il mio modo per farle vivere in eterno nei miei ricordi, tra le pagine, grazie alle emozioni che vi si possono leggere. E a quelle che mi porto dentro, che stanno giusto dietro alle parole, nei momenti che abbiamo condiviso.
Dal blog Scrivere per stare bene
Come consiglieresti a chi sta vivendo un periodo difficile di provare a “Scrivere per stare bene”?
Consiglierei di provare qualsiasi attività li appassioni. Ascoltare musica. Cucinare. Andare a fare un giro in macchina, per ore e ore.
Poi, se si decide di approcciarsi alla scrittura, consiglierei di parlare di quanto si conosce, che già lo scrivere è difficile, se ci aggiungiamo discorsi astrusi poi!
Sto partecipando a un corso, sì sì, io prima scrivo libri, poi frequento corsi, come vedi Silvia, faccio sempre le cose al contrario, ma dicevo, in questo corso una partecipante deve scrivere di oggetti non a caso, ma per lei importanti. Devono essere Cose a cui si è affezionata.
Ventuno, come le lettere dell’alfabeto. Deve farne testi di duemila caratteri esatti. Una bella sfida, no? Ma anche alla portata di tutti, credo.
Poi sta a noi usare le parole in modo corretto, a creare armonia e sonorità.
Perché questo è per me scrivere. Armonia e sonorità.
Hai aperto un blog, “4 Stracci in valigia”, ce ne vuoi parlare?
4 Stracci in valigia… e via – Un bagaglio pieno zeppo di parole (4straccinvaligia.com)
Conosco persone che scrivono da anni, quaderni e quaderni di pensieri messi nero su bianco per il puro gusto di raccontarsi delle cose. O di lasciare sulla carta le proprie paure, altro aspetto che abbraccio nella scrittura. Anche per questo ho aperto questo piccolo blog autogestito, molto a rischio di errore quindi, dove archivio i miei pensieri, aperto a quanti vogliono condividere i propri, con semplicità.
Suddiviso in sezioni: Scrittura, Libri (non da recensire ma di cui voler parlare, meglio ancora se poco conosciuti), Film (valgono le stesse regole per i libri), Arte. Poi c’è una sezione per addetti ai lavori in ambito sanitario, per chiunque si occupi della salute altrui: medici, caregiver, operatori, autisti di ambulanze, dirigenti. Per tutti, insomma, una sorta di sequel del libro “Alla scoperta dell’Area 51”, progetto che ho curato e che ha impegnato due anni della mia vita, che si è bloccato causa questo maledetto Covid che ha travolto tutti noi.
Requisito indispensabile è leggere le poche linee guida e “tirarsi su le maniche”, poiché dobbiamo reimparare, tutti, che la vita non ci regala niente, che se si desidera qualcosa, bisogna andare a prendersela. O almeno provarci.
Se guardo a Maria Cristina di sette anni addietro, riconosco in me una persona più ricca. I miei nuovi averi sono la possibilità di raccontare, e spero di emozionare. Niente può valere di più.

Ricordati di dimenticare | quarta di copertina
A margine, ma non in modo scontato, vorrei ringraziarti Silvia, poiché grazie anche a te, e a persone come te che si mettono a disposizione del benessere altrui, in questo nostro piccolo mondo, spesso imbruttito per gli accadimenti, si ritorna a respirare aria pura e sentimenti come vicinanza ed empatia. Per questo, ma non solo Silvia, grazie.
Ringrazio io te Maria Cristina, per aver condiviso con Scrivere per stare bene il tuo profondo sentimento verso la scrittura e la tua storia.
Dal blog Scrivere per stare bene
Intervista a Maria Cristina Benetti | a cura di Silvia Schiavo
Bello! quando dici che sei più ricca di prima e che la bellezza è seminare il bello per il benessere altrui, è quello che auguro a me, che sia la mia missione nel quotidiano. Grazie perché non ti stanchi di testimoniare che si può e si deve essere ogni giorno persone migliori.
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Cara, ♡
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