Fattori ed equazioni

Due cose mi fanno perdere il tempo: acqua e scrittura.

L’acqua che dalla testa scivola lungo il corpo, mi riporta dritta al passato.

Tolte le medicazioni, chiuse le ferite, contati i giorni – cinque, ancora cinque aveva stabilito il medico – sono entrata nel box doccia. E lì sono rimasta, per un tempo indefinito. Ho sentito di essere viva, di nuovo, pulita, purificata da odori, radiazioni, suture. Ho lavato gocce che erano scese da una canula fin dentro me.

Non c’è mattina che non mi dica «Ma fatti questa cazzo di doccia e vai, che sei di nuovo in ritardo», ma non funziona, mai. Mi perdo nel vapore, nel profumo, sento i pori della pelle aprirsi e respirare. E io con loro. Ad occhi chiusi vago non nel passato, ma nel senso di pace, gratitudine, per il piacere di essere qui, debole ma rafforzata, impaurita ma cosciente, fiaccata ma combattiva. Viva.

Con la scrittura, la narrazione del mio io interiore ho preso coscienza di me.

So di non sapere ma che posso provare a raccontare quello che vivo dentro. Perché quando le parole scritte si impossessano del mio tempo, le storie, i personaggi, tutti, li vivo. Sono sempre io che trasformandomi mi reinvento, provo nuove strade, perdo la cognizione di quanto c’è attorno e arrivo all’essenziale. Sento le trame affiorare, prima deboli, poi sopraffattrici e pregne di realtà. Di sentimenti.

1.437 sta a 319.180.

Come la mia incredulità: il mio prossimo lavoro è arrivato qui. Un romanzo, una storia tutta nuova anche per me. Mentre per altre narrazioni le parole arrivavano goccia a goccia, per questo componimento è stata una marea continua. Più scrivevo più arrivavano input, ricordi, uno connesso all’altro, come svincoli che sfiorandosi mi portavano verso una meta unica. Una storia zeppa di dettagli con personaggi che ho amato da subito e che mi hanno condotta a un’altra storia del passato, che si protrae fino al presente. Chissà se potrà essere apprezzato tanto quanto il piacevole coinvolgimento che mi ha pervasa scrivendola? Episodio dopo episodio.

Inusuale come l’esposizione della trama sia stata come la pioggia incessante di certi giorni di inizio primavera in cui il sole non ce la fa a fare capolino tra le nuvole, e continua a scendere, penetra nel terreno e nutre il sottosuolo.

Ora bisogna domare trame che si intrecciano, che spingono e si accavallano per uscire, a volte confuse, ma sempre ricche di emozioni.

Piano piano – non troppo – stanno trovando collocazione, lo spazio perfetto, il termine adatto. Se ne intrecciano così tante che immergercisi sarà come smarrirsi in un lunapark, tra l’aroma di zucchero filato e mandorle pralinate, lo scoppiettare del popcorn, le piste delle Bumper Cars.

Tutto il necessario perché possa arrivare alle vostre pance. Spero.

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